Questa serie di riflessioni si compone di più articoli. Il primo è apparso il 21/09 su Substack.
Capitolo 1- La sanità negli USA: un esempio di narrazione progressista vincente
Ci sono candidati repubblicani alle elezioni USA di novembre che difendono e promuovono la sanità pubblica con proposte al limite del socialismo (almeno per come lo intendono da quelle parti). Segno che, a quasi 15 anni dall’approvazione dell’ACA (la riforma della sanità voluta dall’allora presidente Obama e per questo detta anche Obamacare), la narrazione Dem si è imposta come maggioritaria. Come hanno fatto i movimenti progressisti a vincere questa battaglia – e cosa ci può insegnare questa esperienza?
La competizione elettorale negli Stati Uniti: mobilize vs persuade
Uno degli aspetti caratteristici del sistema politico americano è l’utilizzo dell’uninominale puro in praticamente tutti i livelli di governo. Per farla breve: nei vari collegi in cui si vota per la Camera e per il Senato, passa chi prende un voto più dell’avversario o dell’avversaria. Questo ha portato, nel tempo, all’evolversi di due dinamiche politiche divergenti.
Nei collegi considerati sicuri, cioè dove uno dei due partiti maggiori ha un ampio margine di vittoria, la vera competizione avviene durante le primarie del partito in vantaggio, in una lotta che tende a premiare candidati e candidate in grado di mobilitare la propria base, spesso con le proposte più radicali. È il meccanismo che ha permesso l’elezione, fra le altre, di una candidata outsider ma convincente come Alexandria Ocasio Cortez.
Nei collegi contendibili lo sforzo maggiore avviene invece spostandosi verso il centro, perché la vittoria passa necessariamente dalla capacità di convincere elettori ed elettrici dell’altro partito. La crescente polarizzazione della società americana ha portato a una riduzione del numero dei collegi realmente contendibili, che il Cook Political Report limita a 43 alla Camera (su 435, il 10%) e 7 del Senato (sui 34 che andranno a elezione nel 2024, uno su cinque).
La comunicazione nei collegi contendibili: compromessi e concessioni
Il numero ridotto rende più semplice analizzare alcune dinamiche. È ciò che ha fatto il giornalista e commentatore americano Matthew Yglesias che, nella sua newsletter Slowboring, ha analizzato le strategie comunicative di candidati e candidate Dem e del GOP. Vi consiglio di leggere gli articoli ma, se proprio non riuscite, non potete, o vi fidate del sottoscritto in modo eccessivo, questi sono i punti che ho trovato più significativi:
- candidati e candidate di entrambi gli schieramenti evidenziano la loro capacità di collaborare anche con l’altro partito – una virtù che in altri contesti è invece considerata una debolezza e una inaccettabile propensione al compromesso;
- candidati e candidate Dem non nominano Trump – mai – e tendono a mostrare un certo rispetto per il partito Repubblicano in generale, anche quando attaccano con forza l’avversario o avversaria (probabilmente puntando a un voto disgiunto fra presidenziali e Camera/Senato);
- i e le repubblicane hanno perlopiù un messaggio negativo, sottolineando gli errori di Biden-Harris e associando quanto più possibile il proprio oppositore alle politiche della Casa Bianca – una strategia abbastanza comprensibile per un partito all’opposizione;

- ci sono due temi in cui la narrazione di uno dei due partiti è talmente radicata e potente da costringere candidati e candidate dello schieramento opposto ad adottarla: la sanità (in cui vince la narrazione Dem) e l’immigrazione (in cui prevale quella Rep).
La sanità: un esempio vincente per i movimenti progressisti
“Un minuto di silenzio per una costante della politica americana che ci ha finalmente lasciati: i video elettorali contro l’Obamacare”, commenta con una punta di perfidia Yglesias, che aggiunge: “in vari cicli elettorali, il partito repubblicano ha speso complessivamente 450 milioni di dollari per attaccare l’ACA. Quest’anno, il tema non solo è completamente assente dalla comunicazione del GOP ma, quando vengono pressati dai loro oppositori, i candidati e le candidate repubblicane se ne guardano bene dal promettere che cancelleranno quella legge”.
Anzi: il deputato repubblicano di New York Mike Lawler si è recentemente impegnato a “NON lavorare per cancellare l’Affordable Care Act” e il suo collega di partito Mike Garcia, California, arriva a collegare la difesa armata del popolo americano (tema ovviamente caro ai conservatori) con la difesa della salute: “Mike Garcia è il pilota di caccia che ha volato oltreoceano per proteggere il nostro stile di vita. Ora ha una nuova missione: proteggere la nostra Social Security e Medicare e ridurre il costo delle nostre prescrizioni mediche”.
Potrà sembrare bizzarro o inquietante visto da fuori, ma da un punto di vista dei movimenti progressisti il fatto che un candidato conservatore accosti la difesa militare all’intervento statale nella sanità (e per un controllo pubblico dei prezzi dei medicinali!) è una vittoria, e di quelle grosse.
Una vittoria che è maturata ben prima che il Covid potesse spostare l’interesse dell’opinione pubblica su questo tema: nel 2017, appena entrato in carica, il Presidente Trump firmò un decreto esecutivo per avviare il percorso di “repeal and replace” della Obamacare. Fu il primo atto di una battaglia politica che sarebbe culminata con il voto del 27 luglio 2017, nel quale il Senato a maggioranza repubblicana bocciò la proposta di riforma sanitaria del proprio Presidente. L’anno successivo il partito democratico recuperò il controllo della Camera in una tornata elettorale in cui la sanità fu, secondo un exit poll della CNN, il tema più sentito e determinante per una larga fetta dell’elettorato.
Da quel momento, la partita si è chiusa e non si sono registrati altri tentativi seri di modifica o sostituzione della legge (per chi si fosse appassionato o appassionata: qui una breve cronistoria dei tentativi di cancellazione dell’Affordable Care Act).
Una narrazione vincente è una narrazione condivisa
Quali elementi hanno reso l’Obamacare così resistente ai tentativi di eliminarla?
A prima vista, si potrebbe dire che il fatto di aver migliorato (o salvato, letteralmente) la vita di milioni di persone dovrebbe essere una spiegazione sufficiente. In realtà, non mancano esempi di comportamenti contro-intuitivi da parte dell’elettorato: negli anni ‘80, milioni di persone che sopravvivevano grazie ai sussidi federali votarono in massa un candidato alla Presidenza, Ronald Reagan, che aveva promesso di cancellarli (promessa che poi mantenne). In un esempio più vicino a noi, non solo l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza da parte dell’attuale governo è avvenuta in modo sostanzialmente indolore, ma i partiti della maggioranza hanno raccolto moltissimi voti proprio fra quei ceti sociali che percepivano il sussidio – e questo nonostante avessero espresso chiaramente l’intenzione di cancellarlo.
Assumendo che migliorare la vita di milioni di elettori ed elettrici non sia sempre sufficiente a garantire la sopravvivenza di una misura, quali altri fattori hanno reso l’ACA così resistente?
Secondo diverse analisi, ce ne sono almeno due.
Il primo è che le persone beneficiarie della legge sono state attivamente coinvolte nella sua difesa.
Secondo l’analisi di Protagonist, mentre i repubblicani si affidarono alle personalità più autorevoli del partito (l’allora Presidente Donald Trump e lo speaker della Camera Paul Ryan), nella comunicazione democratica le figure di spicco ebbero un ruolo sostanzialmente marginale: il grosso del dibattito pro Obamacare venne sostenuto da influencer, giornalisti, associazioni e persone comuni. Il risultato fu che la narrazione repubblicana fu schiacciata da quella democratica, per volume e per risonanza.

Questa distinzione chiave tra chi ha trasmesso il messaggio è forse ciò che ha determinato il successo della narrazione democratica rispetto a quella repubblicana. Tuttavia, mentre il volume e l’impatto sono assolutamente fondamentali per vincere una battaglia narrativa, la risonanza del messaggio, in particolare il modo in cui le persone reali reagiscono a una narrazione, è il vero indicatore del successo narrativo – Protagonist
Vi è un secondo motivo, complementare e strettamente collegato al primo, che riguarda non solo i portatori di bisogni, ma anche i portatori di interesse. Secondo POLITICO, l’ACA “è stata progettata con il contributo di assicuratori, ospedali e aziende farmaceutiche; i critici sostengono che siano stati trattati con i guanti, ma [in questo modo] tutti avevano un interesse nel successo dell’Obamacare.” E, quando è la legge è stata approvata,
“essa ha implicitamente sancito il principio che il governo è responsabile del funzionamento del sistema di assicurazione sanitaria per tutti gli americani.”
Un percorso molto diverso rispetto a quello che aveva portato alla nascita della proposta di segno opposto (la cosiddetta Trumpcare), che “è stata omessa da tutti i luoghi in cui la maggior parte degli americani riceve le notizie – televisione, stampa e prime pagine online – fino agli ultimi giorni” prima delle votazioni e che quindi non ha realmente convinto nessuno a sostenerla – nemmeno i repubblicani.
Una lezione importante – ma quando si applica?
L’esperienza dell’Obamacare mostra che è possibile non solo approvare una singola riforma, ma modificare radicalmente il modo in cui cittadini e cittadine pensano ai propri diritti e al ruolo dello Stato nel garantirli. Per farlo occorre il tempo, le energie e il capitale politico per avviare un dibattito pubblico aperto e trasparante; un’operazione estenuante che porta generalmente a mille, frustranti compromessi, ma che può garantire una resilienza straordinaria in prospettiva.
Quando una narrazione portata avanti dalle elites di un partito incontra una narrazione difesa da milioni di portatori e portatrici di interessi e di bisogni, infatti, non c’è partita: la prima viene completamente schiacciata, e i risultati politici si vedono chiaramente.
Vi sono ovviamente degli ostacoli a generalizzare questo approccio per tutte le battaglie. Una delle difficoltà è che non sempre beneficiari e beneficiarie di una misura ci tengono a identificarsi con il gruppo vulnerabile in questione. Lo stigma della povertà, per esempio, è molto diverso da quello della malattia: in una società performante e orientata al successo economico come la nostra, difendere pubblicamente una misura “di classe” come il RdC ha un costo sociale e psicologico notevole per chi lo percepisce.
Ma il dibattito su salute e classe ha delle peculiarità nazionali che rendono i paragoni con quello che accade oltreoceano quantomeno scivoloso.
Esiste invece un tema in cui si riscontrano forti analogie nelle strategie comunicative di movimenti e partiti di destra in Paesi diversi (come mostra l’analisi di Miriam Juan-Torres Gonzales): l’immigrazione. Specularmente a ciò che accade con la sanità, su questo tema sono i movimenti conservatori o reazionari a tenere le fila della narrazione, al punto che riescono a imporre le proprie soluzioni anche quando escono sconfitti dalle urne.
Come è avvenuta questa vittoria, e com’è possibile invertire la rotta?
